1/29/2007

La guerra all’Iran pianificata sei anni fa













Il generale Leonid Ivashov

Il sottosegretario di Stato americano Nicholas Burns


Lo ha rivelato il senatore Chuck Hagel, repubblicano, in una recente intervista: nel 2002 Bush, in previsione dell’invasione dell’Iraq, cercò di strappare al Congresso l’autorizzazione ad intervenire in ogni altro Paese del Medio Oriente........


Questo programma è diventato la politica ufficiale USA con l’amministrazione Bush.
E il progetto è stato rievocato nei giorni scorsi da Nicholas Burns, sottosegretario di Stato, praticamente con le stesse parole del documento PNAC: «Il Medio Oriente non è una regione che debba essere dominata dall’Iran. Il golfo non è uno specchio d’acqua da lasciar controllare dall’Iran. Ecco perché vediamo gli USA dispiegare due squadre di battaglia portaerei nella regione»...........



Ma ancora più esplicito è stato il generale Leonid Ivashov.
Già capo-dipartimento alla Difesa nei tempi sovietici, capo di Stato Maggiore della federazione post-sovietica (CIS), oggi Ivashov è vice-presidente a Mosca dell’Accademia di affari geopolitici: un organismo che esprime ad alta voce quel che il Cremlino non può dire apertamente. (2)
Ebbene: il generale Ivashov sostiene che ci sarà l’attacco, forse già nell’aprile 2007.
E che questo attacco sarà nucleare, non potendo gli USA, già impantanati in Iraq e in Afghanistan, affrontare una nuova offensiva terrestre e convenzionale: «Gli USA useranno armi atomiche contro l’Iran», dice testualmente: «sarà il secondo caso di uso delle armi nucleari in combattimento dall’attacco americano contro il Giappone nel 1945».
L’unico punto incerto è, aggiunge il generale, se il Congresso, ormai in mano ai democratici, possa autorizzare una simile estensione del conflitto.
«Per superare questo ostacolo può occorrere una provocazione, magari un attacco su Israele o gli USA…la scala di tale provocazione dovrà essere paragonabile a quella dell’11 settembre. Allora il Congresso dirà certamente sì al presidente».
Ancora: «Gli israeliani ricorreranno alla provocazione per giustificare la loro aggressione, subire qualche danno tollerabile per passare da vittime (3), e così gli sdegnati gli Stati Uniti destabilizzeranno l’Iran, facendo apparire ciò come una nobile missione punitiva».
E continua il generale: «Nelle prossime settimane vedremo la macchina da guerra dell’informazione cominciare a funzionare (4). L’opinione pubblica è già sotto pressione: ci saranno un’intensificazione dell’isteria militarista anti-iraniana, ‘fughe’ di notizie mandate alla stampa, disinformazione e così via. Ciò manderà un segnale all’opposizione filo-occidentale in Iran, di tenersi pronta per gli sviluppi imminenti. Gli USA sperano che un attacco inevitabilmente produrrà il caos nel Paese, e che sarà possibile finanziare alcuni generali iraniani per creare una quinta colonna».
E’ il generale Ivashov che prevede, non io.
Attenzione alla sua allusione alle provocazioni giustificatorie dell’attacco: lui sa quel che dice.
Nostre fonti (non siamo ancora in grado di rivelarne i particolari) ci dicono che una di tali provocazioni è andata a male: la morte di Litvinenko a Londra sarebbe stata causata dalla preparazione fallita di far esplodere una «bomba sporca» nella capitale inglese. Sicuramente un incidente «paragonabile come scala all’11 settembre».
Singolare coincidenza: il 27 gennaio Ephraim Halevy, ex capo del Mossad, rivela di ritenere «molto probabile» che terroristi islamici mettano a segno un attentato atomico. «Non c’è bisogno che sia qualcosa di molto sofisticato», aggiunge: «Può essere qualcosa di semplice come una ‘bomba sporca’, che invece di uccidere milioni di persone, ne uccide decine di migliaia».
Dopo di che, Halevy racconta che «la terza guerra mondiale è già cominciata», e che per vincere l’Islam ci vorranno «25 anni».

http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=1732&parametro=esteri

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Veduta aerea dell"area comunemente detta del "Montagnone".

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